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Veneto

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Vino bianco Veneto

un viaggio affascinante tra varietà e profumi

Non un vino bianco del Veneto, ma tanti: questa incantevole regione d'Italia vanta un terroir eterogeneo, alla base dell'ampia varietà vitivinicola che caratterizza la zona da oltre due millenni.


Basta percorrere brevi distanze, infatti, per notare grandi differenze nel clima e nel suolo, decisive per esaltare determinate peculiarità delle uve. E da temperature, terreno, tasso di umidità, esposizione alla luce e al vento dipendono anche i sistemi di coltivazione.


Nelle prossime righe andremo alla scoperta delle eccellenze del panorama enologico veneto, soffermandoci sui bianchi. Faremo un viaggio fra tradizioni, numeri, curiosità, idee e qualche abbinamento con il cibo.

Vino bianco del Veneto, un prodotto dalla storia antica

La regione Veneta è, sicuramente, uno dei territori più prolifici riguardo la produzione di vini rinomati in Italia e all'estero. Ma non tutti sanno che un tale successo è frutto di tradizioni radicate, risalenti ad epoche e civiltà ormai ricordate solo nei libri di storia.


L'introduzione della vite è avvenuta ad opera degli Etruschi e, in un momento successivo, ha conosciuto una larga diffusione con l'ingresso dei Romani. Le antiche popolazioni autoctone (Reti e Veneti) hanno perfezionato i metodi di coltura, adattandoli alle esigenze del luogo.


Nel Medioevo, quindi, la zona vantava una realtà viti-vinicola di una certa importanza, mai decaduta, nemmeno in seguito alle invasioni barbariche. Di più: la viticoltura era addirittura incoraggiata dallo Stato Pontificio e conobbe un periodo di grande prosperità tra l'instaurazione della Repubblica di Venezia e tutto il XVI secolo.


Agli inizi del XVIII secolo, un'ondata di infestazioni da parassiti come fillossera, oidio e peronospora colpirono i vitigni. Per promuoverne la ripresa, vennero introdotte cultivar da altre regioni della penisola e dalla Francia.


Integrazioni e innesti in seguito a questa calamità naturale fecero crescere esponenzialmente il settore, a livelli mai visti prima di allora. E, ancora oggi, il successo dei vini bianchi e rossi veneti non accenna a diminuire.

Un'ampia e diversificata produzione


I vini bianchi veneti rappresentano all'incirca il 70% della produzione enologica della regione, mentre rossi e rosati raggiungono il 30% sul totale. Ma diversamente a quanto accade in altri luoghi, troviamo differenze abissali tra categorie e denominazioni.


Tanto per fare alcuni esempi, le cantine a ridosso della laguna conferiranno alla bevanda note salmastre, che ben si abbinano ai menu a base di pesce. Le aziende in collina o in bassa montagna, invece, daranno vita a vini molto più strutturati e speziati, perfetti con i risotti e le carni, incluse quelle rosse e la selvaggina.


Il bello dei bianchi veneti, quindi, è la possibilità di scegliere tra moltissime opzioni. La varietà è talmente ampia che puoi decidere di abbinarne uno a portata per un intero menu, dall'antipasto al dessert, con qualsiasi tipo di pietanza, dalla più semplice alla più elaborata.


Non mancano, poi, passiti veneti, spumanti veneti e riserve venete, che rappresentano un mondo a parte. L'ideale sarebbe degustarli come bevande da meditazione (senza accostarli ad altri cibi), per trarre il meglio dal bouquet e dal gusto.

Ad ogni area il suo metodo di coltivazione


Monti, colline, pianure, mari e fiumi: a seconda della zona cambia la modalità di coltivazione della vite. Ed ecco che in Veneto puoi trovare un'ampia varietà anche nella disposizione dei filari, con qualche particolarità squisitamente tipica di determinate zone.


È il caso del metodo Bellussi, adottato soltanto tra Venezia e Treviso, che sfrutta grandi spazi tra una pianta e l'altra per consentire il passaggio di trattori e altri veicoli. Oppure del sistema a tendone veronese, sviluppato in altezza e perfetto per terreni molto fertili.


Tra i metodi utilizzati anche in altre regioni meritano un cenno i filari a pergola, ideali per i passiti; i sistemi a cortina (o a cordone libero) per piccoli appezzamenti di terra, nonché quelli di Guyot e di Sylvoz.

 

Il vino veneto bianco in base al clima


Possiamo affermare che l'aroma e la struttura dei vini locali dipendono anche dal clima. Da questo punto di vista possiamo distinguere due zone: una temperata, che comprende tutte le aree litoranee, e una continentale.


Nella prima fascia notiamo una netta differenza tra temperature d'inverno (rigide) e d'estate (molto elevate). Allontanandoci dal mare, invece, aumentano le piogge e il tasso di umidità. Tutto ciò, ovviamente, influirà anche sui vitigni. <

L'influenza del terreno sui bianchi veneti


Il vino veneto bianco cambia anche a seconda del suolo. Questo fattore è strettamente correlato al clima e incide moltissimo su sapori e profumi. Distinguiamo, in particolare, terreni:

  • sabbiosi (pianura sud-ovest, vini raffinati)
  • sabbiosi-argillosi (lagunari, vini novelli)
  • basaltici (Monti Lessini, note sapide)
  • calcarei (Soave e Gambellara, note minerali).


I primi due sono tipici del mare, delle zone pianeggianti e fluviali, mentre i secondi della collina e della montagna.

Come consumare il vino bianco veneto?

A differenza di quelli rossi, non hanno bisogno del decanter. Ma vale un'altra regola: vanno stappati al momento, a temperatura non superiore ai 4°C, soprattutto per quelli lagunari e litoranei. Per tutti gli altri fai riferimento all'etichetta, ma il valore è più o meno quello.

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