Pinot Grigio

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Pinot Grigio nome comune in Italia del Pinot Gris e perciò quello con cui l’uva è più conosciuta a molti consumatori di vino. Gli ettari vitati di Pinot Grigio in Italia erano circa 3.500 nel 1990 molto meno della superficie occupata dal Pinot Bianco, in maggioranza nel Nord-Est e soprattutto in Friuli, dove produce alcuni dei vini più reputati del Collio nonché un mare di bianco secco alquanto anonimo, povero di aromi, con un’acidità che è forse la più elevata tra tutti i Pinot Grigio del mondo. Gli italiani tendono a vendemmiare le uve prima che perdano l’acidità con caratteristica rapidità una volta giunte a piena maturità. E largamente presente anche in Lombardia, dove è monopolizzato dall’industria spumantistica; si spinge fino all’Emilia-Romagna e non manca in Alto Adige, dove però, come in tutti i paesi di lingua tedesca, gli si preferisce il Pinot Bianco.

Pinot Grigio è una vite notevolmente diffusa che può dare vini morbidi dagli aromi tenui, più ricchi di sostanza e colore di gran parte dei bianchi, il che è quanto ci si aspetta da una varietà da annoverare tra le più note mutazioni del Pinot Nero. Se le bacche di quest’ultimo sono di colore blu purpureo e quelle del parente Pinot Blanc sono giallo verdastro, le uve Pinot Grigio si presentano di colore tra il blu grigiastro e il rosa blu nastro, a volte nello stesso grappolo. In vigna la vite può essere scambiata con facilità per Pinot Nero in quanto le foglie sono identiche e gli acini, soprattutto a fine ciclo nelle buone annate, possono essere assai simili. In passato era coltivato abitualmente con il Pinot Nero in molte vigne della Borgogna, conferendo ai vini rossi morbidezza e a volte acidità.

Ancora oggi, come Pinot Beurot, è un ingrediente autorizzato in molte denominazioni rosse della regione e qualche sua vite si incontra ancora in alcuni celebri vigneti che producono vini rossi. Era tradizionalmente apprezzato perché ammorbidiva il mosto del Pinot Nero, i cloni più vecchi tendono a dare rese molto irregolari. Restano piccole nicchie della varietà in Loira, dove è chiamata sovente Malvoisie (ma perfino in una piccola denominazione quale i Coteaux d’Ancenis sono autorizzati sia la Malvoisie sia il Pinot Beurot come parte del nome dell’appellation). Può dare vini profumati e consistenti con vari livelli di dolcezza. È conosciuto come Malvoisie anche nel Valais svizzero, dove può produrre bianchi pieni, profumati e ricchi.

Tra le regioni francesi è l’Alsazia ad apprezzare maggiormente quest’uva, (definita tradizionalmente e misteriosamente Tokay), e ha ragione. Può essere meno diffusa delle altre componenti del nobile triumvirato alsaziano, Riesling e Gewurztraminer, svolge una funzione unica dando vini estremamente ricchi e piuttosto secchi che accompagnano i cibi anche più robusti e saporiti senza oscurarli con aromi troppo marcati. Come nel caso del Pinot Blanc, sia in Germania sia in Italia il Pinot Grigio è molto più coltivato che in Francia (sul Pinot Gris in Italia si veda Pinot Grigio). In Germania è chiamato di solito Rulander, se produce un vino secco, Grauburgunder e più raramente Grauer Riesling, Grauer Burgunder e anche Grauklevner.

Il Pinot Bianco, è piuttosto diffuso in Austria, Slovenia, Moravia e in particolare in Romania, dove occupa 1.600 ha di vigneto ed è conosciuto sia come Pinot Grigio sia come Rulander, mentre in Ungheria è molto apprezzato come Szürkebarát.

II suo impatto nel Nuovo Mondo è stato finora limitato, ad eccezione dell’Oregon dove l’uva ha avuto un successo nettamente superiore allo Chardonnay. La migliore selezione clonale ha scatenato un entusiasmo nuovo in California, dove il suo carattere, con profumi alla Chardonnay, può avere un futuro, e nella South Island neozelandese, sia pure su piccola scala. È altresì molto apprezzato in Lussemburgo per la consistenza e l’acidità relativamente bassa.

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