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Sangiovese

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Origine del vino Sangiovese

Il Sangiovese è un uva rossa di qualità fortemente variabile, la più coltivata dell’Italia e in particolare del Centro. Nel 1990 quasi il 10 per cento di tutto il vigneto italiano, ossia oltre 100.000 ha, era piantato con una delle forme di Sangiovese. Produce vini rossi di buon livello tannico e acido, non sempre di veste molto intensa e con note che vanno da aia e cuoio a prugna e prugna secca, a seconda della qualità e della maturità.

Il Sangiovese, come il Pinot, ha la tendenza a mutare. Nelle diverse variazioni clonali e nomi ( Brunello, Prugnolo Gentile, Morellino e molti altri) è la varietà principale dei vini rossi Toscani, l’unica autorizzata per il Brunello di Montalcino e base del taglio del Chianti, del Vino Nobile di Montepulciano e della grande maggioranza dei «Supertuscan» (raffinati tagli di prezzo elevato). Molto diffuso in Umbria, dà il meglio di sé a Torgiano e Montefalco. Nelle Marche è la base del Rosso Piceno e una componente importante del Rosso Conero. È coltivato altresì in Lazio e non manca neppure in Lombardia e Valpolicella nonché in Puglia e Campania.

La vite, probabilmente autoctona della Toscana, ha origini antiche come suggerisce il nome «sangue di Giove»; alcuni autori hanno affermato che era nota già agli Etruschi, anche se la prima documentazione che la riguarda risale solo all’inizio del secolo XVIII. Era la componente principale della ricetta ottocentesca del Chianti del Barone Ricasoli, in cui la sua durezza naturale era mitigata dal Canaiolo. In seguito si aggiunsero Mammolo e Colorino e le uve bianche Malvasia e soprattutto Trebbiano.

Le descrizioni ampelografiche classiche del Sangiovese, basate sull’opera pionieristica di Molon nel 1906, lo dividono in due famiglie: il superiore Sangiovese Grosso, di cui fanno parte Brunello, Prugnolo Gentile e Sangiovese di Lamole (di Greve in Chianti), e il Sangiovese Piccolo di altre zone della Toscana. Tale classificazione è però forse troppo semplificata, in quanto esiste un tal numero di cloni diversi che non si può basare un giudizio qualitativo preciso sulle dimensioni degli acini o dei grappoli. Oggi si sta finalmente cercando di identificarne e diffonderne i cloni superiori.

La varietà si adatta bene a svariati terreni, ma la presenza del calcare sembra esaltare gli aromi eleganti e intensi che costituiscono forse la sua migliore qualità.

Il Sangiovese matura tardi, producendo vini ricchi, alcolici e longevi negli anni caldi ma rivelando un’acidità elevata e tannini duri in quelli freddi. Le rese eccessive tendono ad accentuarne l’acidità e a diluirne il colore, che può iniziare a scurire relativamente presto. Le bucce sottili possono provocare marciume negli anni freddi e umidi, un serio inconveniente in una regione dove sono frequenti le piogge autunnali. Troppo spesso il Sangiovese è stato piantato prestando scarsa attenzione all’esposizione e all’altitudine nelle alte vigne toscane. Oggi in Toscana viene mescolato sovente con una certa percentuale di Cabernet Sauvignon, sia nel Chianti (dove quest’ultimo non deve superare il dieci per cento del totale) sia nei Supertuscan. Questo taglio di grande successo, in cui il frutto e il colore intenso del Cabernet si sposano bene con la varietà autoctona ricca di carattere, è stato autorizzato a cominciare dai vini di Carmignano.

In termini di quantità, non già di qualità, il vitigno ha la massima importanza in Romagna, dove il Sangiovese di Romagna è non meno diffuso del Lambrusco Emilia. Si tratta di un rosso in genere leggero, onnipresente, opportunamente destinato a un pronto consumo. Il Sangiovese più diffuso in Romagna ha ben poco in comune con i cloni più apprezzati della Toscana, anche se la situazione sembra essere in via di miglioramento. Anche nel Sud la varietà è coltivata e di solito mescolata con uve locali; il successo dei Supertuscan ha determinato inevitabilmente una certa sperimentazione anche a Nord della Toscana. Ricordiamo che il Nielluccio corso altro non è che Sangiovese.

Come altre varietà italiane, in particolare rosse, il Sangiovese è stato portato a occidente, in Nord e in Sud America, dagli emigranti italiani. In Sud America è conosciuto soprattutto in Argentina, dove occupa diverse migliaia di ettari in specie nella provincia di Mendoza, e produce un vino che pochi degustatori toscani riconoscerebbero come Sangiovese.

In California i riconoscimenti internazionali alla qualità dei Supertuscan, e la moda di tutto ciò che è italiano, hanno determinato un subitaneo incremento della popolarità del Sangiovese a fine anni ottanta.  Fa la parte del leone la Napa Valley, ma se ne trovano piccoli impianti in Sonoma County, San Luis Obispo e Sierra Foothills. I primi risultati sono assai vari e sicuramente migliori di quelli ottenuti in California con il grande Nebbiolo.

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